IRI E ARTE
“Trovo una coerenza di fondo tra le vicende dell'IRI e le vicende dell'ARTE: in entrambe le vicende hanno giocato la congiuntura, il caso e l'intelligenza in parti che non è facile precisare. [...] Quando l'IRI nasce nel 1933, una grande intelligenza si coagula nel suo disegno organizzativo e, se tale disegno dà risposte a problemi ormai non più rinviabili, è anche vero che nessuno pensava che si stesse costruendo un assetto istituzionale che avrebbe caratterizzato da allora in avanti l'economia italiana. Intelligenza, necessità e caso, dunque. Nei giochi del caso rientrano sia il fatto che l'IRI dopo la sua costituzione scoprì di essere proprietaria delle tre grandi banche di cui aveva operato il salvataggio, e ciò perché i pacchetti azionari dispersi fra le tante aziende entrate a far parte dell'IRI, una volta riaccorpati in un'unica mano consegnavano all'IRI la proprietà delle banche.
Lo stesso meccanismo ha portato nell'ambito del Gruppo IRI una serie di opere d'arte che appartenevano (come quei pacchetti azionari) al patrimonio delle aziende [..].
In altri termini, all'interno del grande disegno da cui prese vita l'IRI, si sono venute a creare tante vicende, più o meno grandi, che nessuno aveva progettato e che pure fanno parte della storia del Gruppo e, addirittura, del paese.
In certi casi il fatto artistico, e più in generale il fatto culturale, può essere considerato un momento proprio, nel senso più stretto del termine, della vita o addirittura della strategia aziendale.
Il caso risulta evidente se prendiamo come esempio i magnifici arazzi moderni dovuti all'iniziativa delle Società Finmare: commissionare arazzi per gli spazi di rappresentanza dei transatlantici era un modo intelligente per meglio raggiungere il segmento di mercato a cui quelle imprese si rivolgevano e di integrare la qualità del servizio che a quel segmento di mercato veniva offerto.
[...] Il fenomeno della sponsorizzazione dell'arte non è necessariamente un fenomeno affidato alla buona volontà degli imprenditori, ma può essere un modo per comunicare con grande evidenza dei fatti rilevanti per l'azienda.
”
[Romano Prodi, Presidente IRI
IRIARTE, Antico e Moderno nelle collezioni del Gruppo IRI, catalogo Electa della mostra di Palazzo Venezia, 1989, pp. 11-12]
In realtà, le molteplici iniziative realizzate dall'IRI e dalle sue aziende nel campo della cultura e dell'arte - dagli investimenti in opere d'arte, alla promozione e sponsorizzazione di eventi culturali anche in campo musicale, ai contributi per il restauro e la conservazione del patrimonio artistico del paese, alle pubblicazioni d'arte curate dal gruppo, in particolare dalla Seat e dall'Edindustria - forniscono “un ulteriore, non trascurabile anche se marginale contributo di conoscenza sulla storia del Gruppo e sul suo permanente impegno culturale, espressione di quell'incontro con l'arte che ha costituito un innegabile fattore di immagine e di promozione delle molteplici componenti produttive del Gruppo IRI, evidenziando la dinamica di un organismo d'impresa in continua evoluzione, che tuttavia non ha mai trascurato né tanto meno smarrito il filo rosso del suo rapporto con i fermenti culturali e artistici che nel frattempo maturavano nel mondo esterno. Tali elementi non potevano del resto non trovare qualche riscontro anche nell'attività di un Gruppo la cui missione era [...] quella di porsi al servizio delle necessità di modernizzazione del Paese.
[...] si noterà quella che potrebbe essere definita come una strategia dell'attenzione: da un lato per gli apporti che, in termini illustrativi o impressionistici, il mondo dell'arte era in grado di offrire ai programmi promozionali del Gruppo; dall'altro, per il contributo di consapevolezza e di respiro che questi apporti rivestivano nella maturazione di una cultura d'impresa prevalentemente connessa e parametri tecnologici e produttivi. Ne rappresentano una eloquente dimostrazione, a titolo di esempio, sia i quadri dedicati al nuovo paesaggio italiano, derivanti dai concorsi promossi dalla Società Autostrade, sia quelli che servivano ad arredare gli aeromobili dell'Alitalia" ovvero gli arazzi di autori italiani contemporanei che davano lustro, anche sotto il profilo artistico alle sale dei grandi transatlantici del gruppo Finmare, che già di per sé rappresentavano una dimostrazione delle capacità di design e tecnologia dell'ingegno italiano. "Esempi altrettanto pertinenti emergono dalle copertine di Civiltà delle Macchine, forse la più accreditata delle riviste italiana di matrice aziendale.”
[Gian Maria Gros-Pietro,
IRIARTE, Raccolte d'arte nella sede dell'IRI, Edindustria, 1998, pp. 12-13.]